DAD – l’università dietro al computer

DAD copertina

Il mio percorso universitario sta giungendo al termine ed è arrivato il momento di trarre le conclusioni: sono stati 5 mesi molto intensi, super formativi ed è sicuramente un’esperienza che auguro a tutti gli studenti.

È stato un percorso didattico non tradizionale (anche se è ormai diventata la nuova normalità) caratterizzata dalla DAD, ovvero dalla didattica a distanza.

Di sicuro, noi studenti universitari ci siamo adattati più facilmente a questa nuova modalità di didattica rispetto agli studenti di altre età. Sono molti i vantaggi che offre la DAD: ci possiamo svegliare al mattino anche 10 minuti prima della lezione e possiamo rimanere in pigiama, la maggior parte delle lezioni sono registrate e le possiamo riascoltare in qualsiasi momento.

Anche se i vantaggi sono molteplici, io ho sentito la mancanza del contesto universitario ma soprattutto dei compagni con cui poter affrontare mano nella mano questo fantastico viaggio che abbiamo percorso in questi mesi.

Immagine di un pomeriggio universitario sui libri

Per me università significa apprendimento ma soprattutto relazioni con i compagni.
Arrivando da una triennale vissuta completamente in presenza, la cosa che mi è mancata di più è stato il rapporto con i miei compagni. Ho iniziato il mio percorso universitario a distanza, non conoscevo nessuno dei miei colleghi e ci siamo visti per la prima volta al computer.

Abbiamo instaurato sicuramente un bel rapporto che rimarrà nel tempo, e questo è successo sicuramente grazie ad alcuni strumenti:

  • I gruppi Whatsapp – finalizzati alla conoscenza ma che ci hanno anche permesso di aiutarci a vicenda scambiandoci appunti e vari consigli;
  • Le varie call su varie piattaforme – abbiamo organizzato aperitivi e pizzate online, videochiamate studio al di fuori dell’orario didattico;
  • Netflix Party – ci ha permesso di organizzare serate diverse dal consueto.

Nonostante ciò, mi è mancato il contatto umano. La tua amica che durante una lezione si gira e dice “pausa caffè?” è insostituibile, la coda per prendere il caffè dal sapore terribile alle macchinette è uno degli aspetti che ci manca di più.

Per non parlare dell’aperitivo dopo la fine degli esami, dopo i vari crolli emotivi dovuti alla sessione è tradizione festeggiare con un “spritzzino” nel bar di fiducia, parlare dei prof o del ragazzo che è stato bocciato prima di te sono momenti indimenticabili per uno studente dell’università.

Insomma, mi è mancato vivermi concretamente il contesto universitario in tutte le sue sfaccettature.  

La didattica a distanza, a mio parere, non dovrebbe essere più proposta.

Il vero problema di questa modalità online è l’intensità della proposta. Io e i miei compagni, animati da una forte passione e da grandi obiettivi, abbiamo vissuto concretamente l’intensità degli insegnamenti del Master decisi a non perderci nessun particolare di questo viaggio.

Nonostante la volontà e la determinazione, in questo momento storico è stato veramente difficile riuscire a trovare una valvola di sfogo per staccare un momento dallo studio. Ho passato periodi di completa desolazione, giorni a studiare in camera da sola senza vedere nessuno e questa situazione ha reso tutto più intenso e meno sostenibile dal punto di vista psicofisico. Abbiamo avuto crolli emotivi ad ogni ora del giorno ma la presenza e il supporto dei compagni e dei tutor (anche se lontani fisicamente) ha aiutato molto.

Dal punto di vista formativo il Master è stato veramente interessante, come ho detto all’inizio dell’articolo è un’esperienza che augurerei a tutti in qualsiasi modalità sia online che offline.

Il mio percorso all’interno dell’università lo terminerò a breve ma voglio concludere questo articolo augurando a tutti gli studenti di tornare il prima possibile dentro le mura universitarie perché l’università va vissuta concretamente.

E tu cosa ne pensi? Scrivi la tua esperienza e mi raccomando seguimi su Facebook e Instagram per rimanere sempre aggiornato.