Pubblicità e comunicazione sessista

Social network, pubblicità e giornali: in Italia la discriminazione contro le donne è ancora molto grave, ed è molto evidente nei principali media italiani.

In un contesto sociale e culturale così evoluto e sviluppato, ci sono ancora così tante pubblicità e comunicazioni con all’interno contenuti sessisti espliciti che si presentano alle persone attraverso cliché o sessualizzazioni legati al genere. Come mai?

Abbiamo individuato due ideali e metodi che vengono utilizzati molto spesso dalle Agenzie o dai Brand nel campo della pubblicità!

L’importante è che se ne parli

“Purché se ne parli” è davvero un metodo efficace? Partiamo dalle basi, questo principio si basa sull’utilizzo di alcuni espedienti come, per esempio, un’immagine provocatoria o un testo con un doppio senso a base sessuale, con l’unico scopo di provocare una reazione del pubblico e generare visibilità per il brand.

Questo metodo spesso raggiunge i risultati ma spesso dopo qualche giorno gli utenti che sono stati raggiunti da questa pubblicità l’avranno già dimenticata e diciamocelo molte volte una pubblicità azzardata crea anche un danno d’immagine permanente al brand.

Infine, concedetemelo ma se il brand ha come unico metodo per farsi ricordare di sé una battuta di cattivo gusto o un’immagine provocatoria allora il brand ha un grande problema di business e dovrebbe rivedere le sue priorità.

Il sesso fa vendere

L’utilizzo della sessualizzazione femminile nella pubblicità ha un effetto controproducente sul pubblico femminile perché riduce l’attrattiva del prodotto e la disponibilità all’acquisto e genera emozioni negative, infatti, secondo uno studio pubblicato sulla rivista americana International American Journal of Advertising nel 2017, il nudo avrebbe un effetto zero sulle vendite e la pubblicità erotica si rivelerebbe un sostanziale fallimento.

Negli ultimi anni il pubblico sembra sempre più sensibile alle tematiche di sfruttamento del corpo delle donne, con possibili ricadute negative sul brand e sul prodotto stesso.

E se pensavate che le pubblicità sessiste si fossero ormai estinte, SBAGLIAVATE! Sfoglia la gallery e guarda solo alcune delle pubblicità recenti!

Ma noi ne nostro piccolo come possiamo aiutare a combattere questo fastidioso atteggiamento?

Facendo una segnalazione di pubblicità sessista o offensiva allo IAP.

Se notiamo annunci pubblicitari offensivi ed inappropriati in TV o sui media, possiamo segnalare allo IAP ovvero l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria. Un’associazione riconosciuta ai sensi dell’art. 14 del Codice Civile che fissa i parametri di onestà ed etica per la comunicazione commerciale.


Al giorno d’oggi sicuramente c’è più consapevolezza sul tema, ma il problema è alla base della nostra cultura ed è intrinseca nella nostra società. Fortunatamente, molti brand stanno partecipando attivamente alla creazione di una pubblicità inclusiva, l’Inclusive Advertising, un piccolo passo verso l’abbattimento definito della discriminazione e sessualizzazione di genere.

Se vi va di aggiungere qualcosa sul tema, di segnalare risorse utili o semplicemente di dire la vostra, vi aspetto nei commenti.

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